Inizialmente i primi diamanti sono stati riconosciuti ed estratti in India, dove furono trovati in depositi alluvionali lungo i fiumi Krishna e Godavari. Essi erano utilizzati nelle icone religiose ed è probabile che fossero noti e considerati preziosi già 6.000 anni fa. Infatti si trovano riferimenti ai diamanti nei testi in sanscrito: l'Arthashastra di Kautilya ne menziona il commercio, opere buddiste dal IV secolo a.C. in poi descrivono il diamante come pietra molto nota e preziosa, anche se non contengono indicazioni circa le tecniche di taglio. Un altro testo indiano scritto all'inizio del III secolo descrive la resistenza, la regolarità, la brillantezza, la capacità di graffiare i metalli e le buone proprietà di rifrazione come qualità desiderabili di un diamante.
Si narra che in india il diamante era così sacro che pochi principi di quel paese accettavano di separarsene, e i mercanti arabi che controllavano le vie commerciali verso l’India, non intendevano affatto svelare il segreto dei giacimenti di diamanti. Per mettere in guardia coloro che avessero voluto avventurarsi nel viaggio verso questa fantastico posto, fu diffusa la leggenda della Valle dei Diamanti.Questo leggendario posto è protetto da mostri mortiferi, come serpenti o draghi il cui solo sguardo uccide. Per poter recuperare i diamanti occorreva inoltrarsi in fondo alla valle, per trovare i nidi dei mostri e degli animali, che ne costudivano le gemme preziose, arrivatovi occorreva gettare giù nelle fessure della terra dei pezzi di carne, a cui le aquile, serpi o i mostri si precipiteranno immediatamente, lasciando così scoperti i loro nidi.
Poi basterà andare a recuperare le pietre nelle tane dei mostri.
Anche Marco Polo, in uno dei suoi molteplici viaggi, giura di aver visto la Valle dei Diamanti e di aver osservato il curioso modo di recuperare i preziosi.
La città indiana di Golconda fu per secoli e fino alla metà dell'Ottocento il principale centro di produzione e vendita dei diamanti, tanto che il suo nome fu sinonimo di ricchezza.I diamanti giunsero nella Roma antica dall'India e vi sono chiari riferimenti circa il loro utilizzo come strumenti d'incisione.
Fino al XVIII secolo i diamanti provenivano esclusivamente dall'India o dal Borneo e solo nel 1725 in Brasile, nello Stato di Minas Gerais, furono trovati i primi diamanti provenienti dal Sudamerica. Successivamente nel 1843 fu rinvenuto il carbonado, un aggregato microcristallino di diamante, di colore bruno-nero, impiegato nell'industria.Il primo ritrovamento in Sudafrica avvenne nel 1867, nei pressi delle sorgenti del fiume Orange, e fino al 1871 vennero sfruttati unicamente i giacimenti di tipo alluvionale. In seguito si scoprì l'esistenza dei camini diamantiferi, dei quali il più noto è la miniera di Kimberley che ha dato il nome alla roccia madre del diamante, la kimberlite.Nel Settecento furono scoperti giacimenti nel Borneo, ciò diede inizio al commercio del diamante nel sud-est asiatico. Con l'esaurimento delle risorse indiane avvennero significative scoperte in Brasile (1725) e Sudafrica (Kimberley, 1867). Il Sud Africa divenne quindi il principale centro mondiale per la produzione di questa preziosissima gemma. La popolarità dei diamanti è aumentata a partire dal XIX secolo grazie alla maggiore offerta, al miglioramento delle tecniche di taglio e lucidatura, alla crescita dell'economia mondiale e anche grazie ad innovative campagne pubblicitarie di successo. Nel 1813 Humphry Davy usò una lente per concentrare i raggi del sole su un diamante in un ambiente di ossigeno e dimostrò che l'unico prodotto della combustione era il biossido di carbonio, provando così che il diamante è un composto di carbonio. In seguito egli dimostrò che alla temperatura di circa 1.000 °C, in un ambiente privo di ossigeno, il diamante si converte in grafite.
L’influenza dei diamanti come gemma dell’amore sembra affermarsi nel XIII sec. Bartolomeo l’Inglese, nel libro XVI del “liber de proprietatibus rerum” (Magdeburgo, 1230-40) riporta che la fedeltà di una moglie verso il marito può essere verificata se si mette un diamante sotto il suo cuscino nel letto matrimoniale. Se è fedele, per virtù del diamante, la moglie addormentata si avvicinerà naturalmente al marito, mentre se è colpevole si allontanerà da lui fino a cadere dal letto, perché indegna di stare alla presenza di una tale pietra.
Erroneamente si ritiene che Agnès Sorel (1422-1450), favorita del re di Francia Carlo VII, sia stata la prima donna a portare un anello con questa pietra, l’anello di matrimonio con diamante è precedente. Fin dal XIV sec. i testamenti sono pieni di inventari di gioielli.
Il diamante è un minerale, composto essenzialmente da carbonio, il termine diamante derivera dal greco adamas-adamantos, indomabile, invincibile, inflessibile, indistruttibile, combinato con diaphanes, che vuol dire trasparente, limpido.
Per durezza, lucentezza, rarità, il diamante è uno dei minerali più pregiati e preziosi.
Le ipotesi riguardanti la genesi del diamante sono state spesso contradittorie, solamente negli anni 80 si è giunti ad una teoria comune, almeno per quanto riguarda i punti fondamentali. Il diamante si sarebbe formato all’interno di particolari rocce ultramafiche a temperature comprese tra i 900°C ed i 1300°C, a pressioni molto elevate pari a 45-60 Kbar, condizioni simili si trovano in natura solamente; molto al di sotto della crosta terreste, a profondità di 150-200km, ovvero all’interno del mantello superiore.
Oggi non esiste metodo esatto per determinare l’età del carbonio e quindi del diamante, varia in funzione al giacimento all’età del giacimento considerato: i diamanti di Kimberly (Sud Africa) si sono formati 3300 milioni di anni fa, mentre quelli della miniera di Orapa (Botswana) 990 milioni di anni fa.
Nella maggior parte dei casi i damianiti sono collegati ad una rocca, la kimberlite.
Si tratta di una roccia di colore nerastro, è composta principalmente da olivina con una minore quantità di altri minerali, quali ad esempio: flogopite, diopside, serpentino, spinelli, granati... tutti essi sono stati trascinati durante la sua risalita dal mantello verso la superficie. La kimberlite viene considerata per i diamanti solo il veicolo di trasporto verso la superficie terrestre, tale risalita è avvenuta molto rapidamente ad opera del magma, avente la composizione della kimberlite, che si è infiltrato in fratture naturali della crosta terrestre a profondità di 150-200 km. L’elevata percentuale di elementi gassosi presenti nel magma, ha determinato nella fase finale, il verificarsi di un evento vulcanico di tipo esplosivo. Il magma che si è raffreddato e solidificato nel condotto vulcanico, ha assunto in prossimità della superficie una forma conica avente diametro variabile da pochi metri fino a 2 km. Questa struttura particolare prende il nome di Camino Kimberlitico (Volcanic pipe).
Si calcola che in miniera si devono frantumare 100 t di Kimberlite per ricavare qualche carato di diamanti
Tutti i giacimenti nel quali il diamante viene a trovarsi all’interno della kimberlite o a rocce analoghe, vengono detti primari. Il primo giacimenti di questo tipo è stato il Kimberly nel 1870, da cui proviene il nome della roccia.
Nela distribuzione della kimberlite, dovuta a tantissime alterazioni ed a una fase di trasporto da parte di torrenti e/o fiumi, hanno fatto si che i minerai si spostassero anche a distanza di diversi km dal giacimento primario, dando cosi origine alla formazione dei cosiddetti giacimenti secondari.
Le dieci miniere di diamanti più grandi del mondo contengono una ricchezza enorme, più di un miliardo di carati di pietre preziose, e sono: JUBILEE (Russia), UDACNYJ (Russia), MIR (Russia), ARGYLE (Australia), CATOCA (Angola), VENETIA (Sud Africa), GRIB (Russia), JWANENG (Botswana), ORAPA (Botswana) e BOTUOBINSKAYA (Russia).
Ci sono soltanto trentotto miniere di diamanti note in tutto il mondo. Le più grandi e le più produttive sono di proprietà delle più importanti aziende nel settore diamantifero, De Beers in primis, che di solito ne curano anche la gestione, la produzione e la vendita all’ingrosso.I diamanti grezzi che vengono estratti dalle compagnie minerarie vengono ordinati e classificati a seconda delle diverse qualità e vengono poi venduti o messi all’asta per i produttori, i tagliatori di diamanti e i gioiellieri.Il paese che fa la parte del leone nell’estrazione di diamanti, in questo momento, è la Russia, mentre a seguire troviamo un paese africano: il Botswana.
Il mineralista Friederich Mohs (1773-1839) nel 1822 mise a punto la prima scala di durezza dei minerali basata sulla resistenza all’incisione (o alla scalfittura), utilizzando materiali noti e facilmente reperibili. Mohs determinò quali materiali conosciuti erano in grado di incidere altri materiali: elencò secondo un ordine progressivo di relativa durezza alla scalfittura dieci minerali assegnando ad ognuno un valore arbitrario, da 1 (talco) a 10 (diamante). I numeri non rappresentano valori proporzionali, ma semplicemente un ordine di resistenza.
10 DIAMANTE
9 CORINDONE
8 TOPAZIO
7 QUARZO
6 FELDSPATO ORTOCLASIO
5 APATITE
4 FLUORITE
3 CALCITE
2 GESSO
1 TALCO
I valori assegnati ad ogni materiale non indicano separazioni equivalenti di durezza. La scala indica semplicemente che un materiale può scalfire un materiale con uguale valore o inferiore. In passato la prova di durezza era spesso eseguita da molti gioiellieri per identificare un materiale gemmifero. La prova, comunque, non è molto affidabile, poiché non identifica il materiale in esame e soprattutto danneggia le gemme sfaccettate trasparenti: quindi non è consigliato provare.
La bellezza del diamante è strettamente legata alla sua brillantezza. La brillantezza è la somma degli effetti ottici luminosi, dovuti alla lucentezza, alla riflessione totale, alla politura, tale fenomeno dipende quindi dall’indice di rifrazione della durezza e dal numero, dimensione, e posizione delle faccette del diamante.
Molti sono disorientati dal modo in cui viene fissato il prezzo dei diamanti. La miglior spiegazione è che chiedere il prezzo di un diamante è come chiedere il prezzo di una casa. Un vero agente immobiliare non può quotare una casa senza conoscerne dimensioni, condizioni, collocazione, etc. Questo procedimento è lo stesso usato quando si acquista un diamante. La bellezza, la rarità e il prezzo di un diamante dipendono dall’interazione fra tutte le 4 C:
Carat (Carato)
Clarity (Caratteristiche interne/Purezza)
Color (Colore)
Cut (Taglio)
Le 4 C sono i parametri usati in tutto il mondo per classificare la qualità dei diamanti. Quelli con la combinazione dei parametri più alti sono i più rari e di conseguenza, i più costosi.
L’unità di massa (peso) per i diamanti e le gemme in genere, è il carato metrico (ct), che equivale a 200 mg (1/5 g). La massa deve essere espressa in ct con almeno due decimali. .
La storia del carato ha origine agli inizi del ventesimo secolo, quando ci fu la necessità di standardizzare l'unità di misura per le gemme. Così a 0,20 grammi, ufficialmente iniziò a corrispondere un carato.
Fino a quel momento, l'unità di misura che si usava come contrappeso nelle bilance di precisione, erano i semi di carruba.
Il carrubo (Ceratonia Siliqua), produce dei frutti, all' interno dei quali ci sono dei semi che hanno la prerogativa di essere molto omogenei in termini di peso e di dimensioni, proprio per questo venivano usati come unità di misura per le pietre preziose.
Nota bene: le proporzioni di taglio e l’incastonatura possono fare apparire un diamante più grande o più piccolo rispetto al peso effettivo.
Per la classificazione delle caratteristiche interne ed esterne devono essere prese in considerazione soltanto quelle visibili con la lente a 10x.
Le caratteristiche interne ed esterne devono essere classificate e rappresentate graficamente in base ai simboli riportati nell’appendice A della Norma UNI 9758 “Diamante – Terminologia, classificazione, caratteristiche e metodi di prova” luglio 2003.
Nella classificazione europea delle caratteristiche interne, non viene mai associata a quelle esterne, e si suddividono così:
IF | Esente da caratteristiche interne a 10x | |
VVS | VVS1 VVS2 | Caratteristiche interne piccolissime molto difficili da individuare a 10x |
VS | VS1 VS2 | Caratteristiche interne molto piccole difficili da individuare a 10x |
SI | SI1 SI2 | Caratteristiche interne piccole individuabili senza difficoltà a 10x |
P | P1 (I1) P2 (I2) P3 (I3) | Caratteristiche interne individuabili a occhio nudo anche dalla tavola e/o dalla corona |
II diamanti di massa minore di 0,30 ct devono essere classificati secondo la suddivisione IF, VVS, VS, SI, P.
Cosa sono le inclusioni
Si intende qualsiasi inomogeneità otticamente rilevabile inglobata all’interno del diamante oppure in parte affiorante. Le inclusioni sono caratteristiche naturali di varie dimensioni, che vengono inglobate durante la formazione del cristallo di diamante nell’ambiente genetico, come cristalli (di diamante o di altri minerali), nuvole, fessure (“piume”), oppure che possono prodursi successivamente durante il taglio o durante l’uso, come fessure e segni di percussione.
Le inclusioni rendono unico ciascun diamante, poiché è altamente improbabile che due diamanti possiedano esattamente le stesse caratteristiche, nel medesimo posto. Ciò è molto utile quando si deve riconoscere un diamante o distinguerne uno dall’altro.
Negli Stati Uniti vengono utilizzati i termini ‘very very slightly included’; ‘very slightly inclued’; ‘slightly inclued’; ed ‘imperfect’.
In questa classificazione, in alcuni casi, possono essere considerati sia i segni interni che quelli esterni, per questo motivo è stato introdotto il termine FL(Flawless) come grado massimo, ad indicare i diamanti privi di caratteristiche interne ed esterne.
I diamanti in natura si trovano praticamente in tutte le colorazioni possibili, il rosso è il colore più raro, e quindi il più costoso, seguito da porpora e blu.
La colorazione del diamante è dovuta essenzialmente da difetti reticolari, la presenza di azoto che sostituisce il carbonio nel reticolo cristallino del diamante, può determinare la tipica colorazione gialla e meno comunemente arancione.
Il colore blu invece è dovuto alla presenza di atomi di boro, spesso dovuto per un irraggiamento naturale, a seguito della presenza di materiale radioattivo in prossimità del giacimento diamantifero.
La maggior parte dei diamanti usati in gioielleria fanno parte della colorazione ‘serie del Capo’ che comprende diamanti incolori, più rari, a diamanti caratterizzati da una saturazione di giallo sempre maggiore.
Quelli incolori e lievemente gialli o lievemente bruni vengono classificati con la scala G.I.A. (Gemological Institute of America) da D (incolore) a Z.
Tra i diamanti incolori quelli D, assolutamente incolori, sono più pregiati commercialmente, ma alla fine è il gusto personale a decidere.
La classificazione può avvenire tramite macchinari elettronici, ma nella maggior parte dei casi, avviene per confronto, ad occhio nudo, su sfondo bianco opaco, tra il diamante in esame e i diamanti di paragone (master stones) in condizione di illuminazione controllata, con luce artificiale normalizzata con sorgente del tipo D 55-65 e temperatura di colore 5500 K – 6500 K.
Scala di colore G.I.A. (Gemological Institute of America):
D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
DIAMANTI DI COLORE FANTASIA (Fancy color)
Accertato che il colore è di origine naturale e non indotto per trattamento, si procede con la classificazione.
La classificazione del colore fantasia deve essere fatta in base alle carte di colore di Munsell, sotto una luce artificiale normalizzata, utilizzando i seguenti colori base: rosso, rosa, arancio, giallo, bruno, verde e blu. La tonalità della pietra deve essere giudicata principalmente dalla tavola, mentre l’intensità del colore deve essere giudicata principalmente dal padiglione e dalla corona.
I diamanti il cui colore è stato ottenuto artificialmente non possono essere classificati come “fantasia”. Alla voce “colore” del documento di analisi troviamo scritto “colore ottenuto mediante trattamento”.
Non sono classificati come diamanti di colore fantasia:
il colore dei diamanti di colore fantasia differenti dal giallo e dal bruno deve essere descritto come segue:
Il taglio in un diamante, non riguarda solo la forma, ma coinvolge molti altri aspetti che possono influenzare la sua bellezza.
Generalmente nel taglio delle gemme sfaccettate si distinguono cinque elementi fondamentali:
L’apice; o tavola inferiore.
Il taglio non è considerato un trattamento, è il contributo umano alla bellezza del diamante.
Il taglio comprende le seguenti caratteristiche:
Dal rispetto di proporzioni matematiche, di simmetria e di politura, dipende la resa ottica del diamante. Un diamante può sprigionare al massimo brillantezza e fuoco o può apparire spento e senza vita, e ciò dipende dalla qualità del taglio.
La tipica lucentezza di un diamante ben tagliato e lucidato è detta “adamantina”.
Una delle proprietà distintive del diamante è la sua conducibilità termica.
La Conduttività termica è lacapacità di un materiale di cedere calore.
Il diamante al tatto è freddo poiché la sua conduttività è maggiore di qualsiasi altra sostanza, anche di rame e argento.
Questa proprietà viene sfruttata per separare diamanti e materiali simili, grazie al tester termico.
Il ‘tester termico’è lo strumento che registra la velocità con cui la temperatura di superficie cambia quando sottoposta a una determinata quantità di calore per un determinato periodo di tempo. Esso è costituito da due termistori (ovvero due sensori utilizzati per convertire una temperatura in un valore rappresentativo di corrente elettrica). Quando la punta dello strumento tocca la pietra, il primo termistore la scalda, mentre il secondo registra la velocità con cui il calore viene asportato.
Poiché il diamante ha un’alta conduttività termica il calore viene asportato rapidamente, questo viene registrato dal tester, così da identificare il diamante.
Vantaggi:
Svantaggi:
Gioiellieri ed Orologiai
a Torino dal 1959
Corso Orbassano, 222
Tel. 011.35.39.61
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